Ficomontanino è a Chiusi, a sud della provincia di Siena sul confine con Lazio e Umbria. Se si prova a dirigere lo sguardo in tutte le direzioni dal punto più alto dell’azienda le tre regioni si distinguono chiaramente per i diversi colori della vegetazione, della coltre di aria e della luce del sole che si combinano. La Toscana ci ispira forza, l’Umbria la purezza dell’acqua di roccia, il Lazio il senso di profondità. Questi messaggi geosensoriali mi guidano e cerco di trasmetterli nei nostri vini.
Il colle domina la Val di Chiana, ed è stato un’isola quando ancora la valle era un mare nel centro dell’Italia preistorica. Per millenni un territorio di confine come questo ha risentito delle influenze culturali di popoli diversi, gli Etruschi e i Romani su tutti, ma anche della grande tradizione medievale e rinascimentale del Granducato di Toscana da una parte e dello Stato Pontificio dall’altra.
Queste influenze sono state fortissime anche in agricoltura e in un posto che è un avamposto, una stazione di dogana, si sono fuse e hanno creato un melting pot di gesti agricoli che abbiamo riscoperto negli anni dai contadini della zona.
Di questa unicità si era forse accorto mio nonno Ruggero che acquistò la proprietà negli anni settanta quasi impulsivamente. Era per lui un luogo di ritiro in cui fare il suo olio e allevare cavalli, passione di sangue della mia famiglia. Si trovò di fronte però ad un’illuminazione. Passeggiava e notava i profili della proprietà scolpiti da una mano sapiente del passato, sicuramente etrusca, che attraverso terrazzamenti aveva già scelto dove era giusto piantare la vite: spuntavano i portainnesti di vigne espiantate e fu li che decise di iniziare la sua storia di viticoltore. Arrivarono in pochi anni circa 11 ettari di vigna. Mio padre Alessandro ha seguito l’impegno indicato da mio nonno negli anni, diventando un agricoltore appassionato, molto ricettivo verso i metodi di coltivazione migliori e più naturali.
Mi chiamo Maria Sole e coltivo da sempre una passione per la gastronomia: ho studiato a Pollenzo (Università di Scienze Gastronomiche) e poi sono tornata qui iniziando a convogliare un messaggio nei vini attraverso i miei gesti agricoli. Ispirata da Fukuoka e Steiner ma tenendo ben presente la tradizione agronomica classica, quella virtuosa, ho iniziato a costruire nei 60 ettari dell’azienda un’organismo agricolo in cui le vigne sono inserite nel quadro generale della vegetazione naturale, delle altre coltivazioni e degli animali.